La Polaroid

Una mitica Polaroid

In circolazione già sul finire degli anni '40, almeno in America, le macchine fotografiche con pellicola a sviluppo instantaneo si diffusero ovunque soprattutto negli anni '70 e '80, diventando sinonimo della più famosa casa di produzione degli apparecchi, la Polaroid (il nome deriva dal polaroide, polarizzatore artificiale derivato della chinina, che trasmette luce visibile di qualunque lunghezza d'onda. Le mitiche macchine fotografiche Polaroid rendevano quindi inutile il passaggio dal fotografo per lo sviluppo delle foto, in quanto grazie al particolare meccanismo inventato dalla casa americana consentivano lo sviluppo immediato, sulla speciale carta che veniva caricata nella macchina. La magia di ottenere una foto immediata, dopo il classico sventolio che accelerava il processo di sviluppo e asciugatura, rimane uno dei momenti più cari della nostra infanzia, e penso che tutti noi abbiamo qualche polaroid custodita in un album di ricordi..

Il tamburgioco

Il volantino del tamburgioco

Gioco dall'anima molto cinese, il "tamburgioco prendi-prendi" era un doppio esercizio di destrezza: costituito da un manico di plastica, aveva infatti da una parte un disco piatto, e dall'altra una vaschetta, che si trovavano specularmente sui lati inferiori. Muovendolo con il polso, quindi, si poteva colpire la pallina di ping pong in dotazione come con un tamburello (altro gioco di fine anni '70), oppure cercare di fermarla ogni volta dentro la vaschetta.

I pennarelli Carioca e i pastelli Giotto

I pennarelli Carioca

Un'accoppiata imbattibile, per gli artisti in erba degli anni '80: i pennarelli Carioca, che avevano la caratteristica di produrre un fastidioso scricchiolio quando venivano utilizzati su fogli lucidi, e i pastelli Giotto, con la storia del pittore e della sua famosa "O" sul retro delle scatole, che finivano preda dei tremendi temperini dell'epoca. I pennarelli, poi, avevano il "vizio" di finire troppo presto (ci credo, mezzo foglio tutto colorato di blu per il cielo..) e di colorare anche grembiuli, vestiti e facce. Almeno per il problema dell'esaurimento, si ovviava con abbondanti spruzzate di alcool, che aveva il potere di ravvivarli, seppure per poco..

Gli scaldamuscoli

Olivia Newton John testimonial degli scaldamuscoli

Lanciati da Jane Fonda e le sue lezioni aerobica, portati al successo da Olivia Newton John, sono stati il sinonimo di attività fisica in palestra, meglio se in assurdi colori catarifrangenti fucsia, rosa o verde. Noi maschi avevamo i polsini da tennis, come feticcio equivalente.

Il giubbino Moncler, le Timberland e i paninari

Il piumino Moncler Le Timberland a scarponcino

Inseparabili e complementari al reciproco successo come "pizza e coca-cola", il giubbino Moncler e le scarpe Timberland hanno rappresentato dei "must" per una vera e propria "classe sociale", quella dei "paninari". "Movimento" nato a Milano nei primi anni '80, ha rappresentato la sfrenata corsa al consumismo che caratterizzò quella stagione. Come una religione, prescriveva dei dogmi per gli "adepti", quali l'obbligo della griffe e la sua autenticità, indici di ricchezza familiare, fosse questa reale o presunta. Erano proibite le imitazioni e le contraffazioni, pena la decadenza dal "gruppo giusto" e l'appellativo di "truzzo". Il comico Enzo Braschi li rese famosi a livello nazionale con la sua celebre caratterizzazione al "Drive in", dove ne imitava gergo ed esagerazioni, prendendoli in giro allegramente. Sempre in giro in gruppo, avevano spesso come base i locali McDonald's o della nuova catena Burghy, fornitori ufficiali del panino con hamburger da cui prendevano il nome: oltre al giubbino francese, rigorosamente indossato nella versione "gilet" senza maniche, perchè non serviva mica a ripararsi dal freddo, e alle scarpe, nella versione scarponcino d'inverno e "barca" nella stagione estiva, altre griffe che spopolarono tra i paninari furono le felpe Best company, le cinture "El Charro", i calzini a rombi Burlington e gli occhiali Ray-Ban, e per le ragazze la linea di moda Fiorucci, mentre per distinguersi dai "truzzi" che avevano il "Ciao" o il "Si", il motorino dei paninari era lo Zundapp 125.

Le Cabbage patch kids

Le bambole.. del cavolo

Lanciate da una massiccia campagna pubblicitaria, mi ricordo soprattutto nei programmi di Mike Bongiorno, che le glorificava come l'ultima novità dall'America, le cabbage patch kids avevano due particolarità: avevano un certificato d'adozione, che doveva stimolare l'istinto materno delle bambine, invitate a diventare le mamme delle bambole trovate sotto il cavolo, e.. erano bruttissime!! Ma dico, pur con tutta la simpatia che il progetto poteva ispirare, le potevano fare un po' più carine, no? Ma volete mettere Ciccio bello..

Il portachiavi a mollettone

Il portachiavi a moschettone con la molla

C'è stato un periodo in cui sembrava che i portachiavi potessero essere di un solo tipo, con un moschettone a cui era attaccato un lungo mollettone tipo filo arricciato del telefono, di colori catarifrangenti. Pensato per le chiavi della Vespa, resta il mistero su chi lanciò questa moda e come questa prese piede, e soprattutto sull'utilità che potesse avere utilizzarlo come vero portachiavi per ragazzini di 8-10 anni, in un'epoca in cui a casa c'era sempre qualcuno, nonni o mamma che fossero..

8
Il Gameboy

89,99 dollari, il prezzo di vendita iniziale con cui nel 1989 la giapponese Nintendo lanciò sul mercato la nuova piattaforma di videogioco portatile con cui si sarebbe salvata dal fallimento. L'idea geniale alla base del successo del Gameboy fu quella di pensare che ai videogiocatori accaniti non bastavano le ore trascorse in sala giochi, e che con una consolle portatile avrebbero potuto ottimizzare i tempi morti dei trasferimenti, o i "buchi" di orario che puntualmente si verificavano a scuola. Altro colpo di genio, vendere in bundle la consolle con il gioco del Tetris, vera e propria "killer app", e anche rendere facilissimo il processo di cambio gioco con le famose "cartucce", che divennero gli oggetti più richiesti a "Babbo Natale" per vari anni a seguire.

3
Il Walkman Sony WM-22

Altra invenzione rivoluzionaria di un'azienda giapponese, la Sony, che produsse già sul finire del 1979 la prima versione dell'apparecchio che rese la musica davvero personale: il walkman, talmente un successo che il nome rimase anche quando lo iniziarono a produrre tutte le altre aziende del settore. Il primo modello, il TPS-L2, aveva però un prezzo troppo alto per essere davvero un successo. Fu grazie al secondo modello, il WM-22, che il walkman divenne un colossale trionfo mondiale: grazie a una struttura in plastica molto meno costosa, la Sony lo mise in vendita a un prezzo inferiore ai 30 dollari, lanciando le vendite nell'iperspazio. La famosa scena de "Il tempo delle mele" fu un veicolo pubblicitario che ne rinforzò ulteriormente il successo, portandoci nell'epoca della musica "solo per le nostre orecchie".

I giochi da tavolo

La scatola dell'allegro chirurgo

Quando le condizioni atmosferiche rendevano impraticabile attività ludiche all'aperto ed eravamo veramente stanchi anche dei videogiochi, per trascorrere noiosi pomeriggi di inverno saltavano fuori le scatole dei "giochi da tavolo". Erano due le case di produzione dei giochi, con "filosofie" diverse: l'americana MB puntava sul divertimento e su "campi di gioco" molto particolari. Ecco quindi "La battaglia navale" con le sue navi di plastica e i pioli con cui segnare i colpi effettuati, a simulare il pannello di un sottomarino, "Forza quattro", con i gettoni rossi e gialli e il reticolo su cui farli scendere, "L'allegro chirurgo", con gli ossicini da estrarre dal paziente, a cui si accendeva il nasone quando la mano del chirurgo non era ferma, "Brivido", con il suo castello del mistero, "Simon", il disco pieno di luci e suoni, "Indovina chi", con il tabellone con le varie facce degli identikit. La tedesca Ravensburger, leader mondiale dei puzzle, puntava invece sul "divertimento intelligente", che insegnasse qualcosa a chi giocava, senza troppo impegno, e sui giochi con dadi e pedine: "Viaggio in Europa" e "Viaggio in Italia" erano un'evoluzione geografica del gioco dell'oca, in cui bisognava visitare varie città seguendo un percorso turistico e si imparavano notizie sui luoghi che si visitavano, "Scotland Yard" una corsa ad acciuffare "Mister X" per le strade di Londra, servendosi dei vari mezzi di trasporto, "Labirinto magico", una caccia al tesoro ambientata in un sotterraneo, e "Memory", con le tessere da accoppiare.

Il dentifricio Paperino's

Il dentifricio con il gioco

Un'idea geniale di marketing, abbinare un personaggio amatissimo coma Paperino a un dentifricio e per invogliare i ragazzini a lavarsi i denti, regalare anche un gioco col tubetto della pasta dentifricia. Oltre a presentarsi con sapori giovanili (fragola, banana, chewingum), il dentifricio con l'effigie del papero a fumetti più famoso ci invogliava a compiere la fastidiosa operazione di pulizia dei denti con piccoli giochi e giocattoli in omaggio. Dal gioco del motocross alla mitica pipetta con pallina "soffiasù", dal salvadanaio ai puzzle e ai pennarelli per scrivere in modo invisibile, negli anni della nostra infanzia non c'è stato un dentifricio più simpatico e accattivante di questo.

Il catch

Tiger Mask in azione

Negli anni '80 il wrestling si chiamava catch, e il centro del mondo di questo sport spettacolo non era l'America, ma il Giappone. Dalle frequenze di Euro TV, ogni sabato pomeriggio il mitico Tony Fusaro ci portava sui tatami giapponesi, dove gli eroi erano Tiger mask, Antonio Inoki, Tatsumi Fujinami, e i loro avversari Black Tiger, Animal Hamaguchi, Ricki Choshu, Abdullah "the butcher" e il colossale Andre the giant, e dove ogni tanto compariva anche un giovane Hulk Hogan, in un ruolo non ben definito, a metà tra il buono e il cattivo. Molto più votati alle arti marziali, ovviamente, gli incontri di catch duravano anche mezz'ora, erano pieni di tecnica e agonismo e nel complesso sembravano molto meno "finti" del wrestling. Tra giochi di corde dell'acrobatico Tiger, "lacci californiani", prese da judo, mosse spaccatesta, noi gasatissimi ragazzini prendevamo nota e poi ripetevamo "dal vero" negli incontri casalinghi.. che tempi..

Il Giornalino

Pinky sulla copertina de Il giornalino

E' stato un grande compagno della mia passaggio all'adolescenza, molto più di Topolino, che pure non ha mancato di "frequentare". Ma nel Giornalino, oltre ai fumetti, c'erano gli inserti "Conoscere insieme", davvero un modo divertente di imparare le cose, c'erano i poster dei giocatori di calcio, i concorsi a premi, e i fumetti stessi erano di livello: oltre alla versione italiana di successi come i Puffi, Lucky Luke, Asterix, c'erano le serie originali, come Larry Yuma, Rosco e Sonny, Altai e Johnson (con la sceneggiatura di Tiziano Sclavi, prima che diventasse famoso con Dylan Dog), e poi il mitico Pinky di Mattioli, divertentissima escursione nella comicità surreale, Nicoletta, storie di un'adolescente e dei suoi problemi, e ancora le bellissime storie di calcio di Giovetti e le riduzioni a fumetti di classici per ragazzi come"Robinson Crusoe", "Piccole donne", "Robin Hood", e anche "I promessi sposi" e "La divina commedia". Ho passato 6-7 anni in compagnia del Giornalino, e quando ho smesso di comprarlo, ho capito che una parentesi della mia vita era finita, lo dico senza paura di esagerare..

Le piste Polistil

La scatola della pista champion Polistil

Successo tutto italiano, la Polistil nasce come azienda costruttrice di modelli in scala di macchine, prima di avere la pensata geniale di mettere una pista sotto le ruote di quei modelli: dalle iniziali piste "a otto" con sopraelevata, fino ai modelli più evoluti con curve paraboliche e corsie box, le piste Polistil andavano prima montate, incastrando i vari settori, e una volta pronte, era il momento di sfrecciare, dosando bene il gas sulle curve, stando attenti a non far uscire di pista la macchina (una Ferrari o una Renault, in genere..)

Gli zaini Invicta

Lo zaino Jolly Invicta

Altra storia di successo imprenditoriale italiano, trasferita infatti dalla sede di fondazione inglese a Torino, la Invicta diventa famosa negli anni '60 come produttrice di zaini e attrezzattura per l'alpinismo, ma esplode letteralmente con l'idea di rinnovare il concetto di cartella per la scuola, con gli zaini tutti colorati della serie Jolly, con le loro imbragature imbottite, che diventano lo zaino per definizione, presente in milioni di foto di gruppo scattate nelle gite delle scuole degli anni '80.

Il Billy

Il Billy all'arancia

Elemento indispensabile nelle gite scolastiche "brevi" degli anni '80, quelle che duravano un solo giorno e prevedevano "pranzo al sacco". E nel sacco del pranzo, la bevanda maggiormente presente era proprio il Billy, rigorosamente all'arancia, con la sua cannuccia pieghevole e quel sapore indefinito di arancia e "coloranti vari", in cui magari si era anche mischiato, causa esposizione al sole, parte della confezione in pet. Da clamoroso successo, tanto che per un periodo sponsorizzò anche la squadra di basket di Milano, a scomparso dagli scaffali.. un motivo ci sarà?

Le pubblicita' per gonzi

La pubblicità delle scimmie di mare

Negli anni '80 siamo passati da "Topolino" a "Il Giornalino", e infine all'"Intrepido", al "Monello", a "Lanciostory", e le ragazze a "Cioè". Un elemento, però, accomunava queste pubblicazioni cosí diverse, e cioè "le pubblicità per gonzi".

Gli occhiali a raggi X

Spacciando come novità sensazionali, quasi sempre appena arrivate dall'America, delle autentiche "bufale", commercianti furbetti provavano a rifilare del ciarpame incredibile ai gonzi, appunto, che ci credevano. Al primo posto c'erano "le scimmie di mare", vendute come autentica attrazione da circo addirittura da ammaestrare, quando si trattava di "artemie saline", minuscoli crostacei d'acqua che hanno sviluppato la capacità di vivere in condizioni estreme, deponendo le microscopiche uova in grado di rimanere in quiescenza per molti anni, ed erano proprio sacchettini di queste uova che venivano vendute, insieme ad "acquari speciali" in cui farle volteggiare.. E che dire degli "occhiali a raggi X", che dovevano far vedere attraverso i vestiti, o delle "penne registratore", ideale complemento per il novello James Bond, fino ad arrivare alla magica crema in grado di far crescere muscoli da culturista.. La ditta Same-Govj rimarrà sempre negli annali per questi prodotti da baraccone della fiera, insieme a due altre chicche, il "Disegnorama", che teoricamente trasformava tutti in artisti, e l'episcopio "Vistarama", per proiettare disegni sul muro e farsi il cinema in casa, in quel decennio di beata inconsapevolezza che sono stati gli anni '80.

18
Un videoregistratore

180 minuti è la durata della videocassetta vergine di maggior successo, quella che consente di registrare con comodo la partita di coppa quando salta fuori una cena improvvisa all'ultimo minuto, o un "bellissimo" di Rete 4 quando il giorno dopo bisogna andare al lavoro. Il videoregistratore diventa oggetto di utilizzo quotidiano anche nelle case degli italiani (almeno nelle sue funzioni base, la registrazione programmata resta cosa da iniziati..): rigorosamente VHS, il formato che ha soppiantato il più evoluto Betamax, in una delle tante storie di "complotti industriali", è il primo passo verso la "tv on demand", perchè il programma inizia quando lo decide lo spettatore, che ne controlla svolgimento e pause, e può rivedere a piacimento i successi del cinema, grazie alle catene di noleggio di videocassette che iniziano a spopolare.

45
Il mangiadischi Penny, rigorosamente arancione

Milioni, sono stati i 45 giri inghiottiti dal mangiadischi Penny con il manico, quasi sempre arancione. Mentre in America spopolavano le "boombox", i giganteschi lettori di cassette a doppia piastra con i maniglioni e le casse immense, qui da noi impazzava il Penny, utile a tutta la famiglia, dai piccoli che ci ascoltavano le favole, agli adolescenti che lo consumavano con i dischi di Nikka Costa e Heather Parisi, ai più grandi che lo portavano al mare per ascoltarci i Righeira o Giuni Russo. Certo, non aveva la fedeltà di un vero giradischi fisso, ma era allegro, resistente e duttile, funzionando sia a corrente che a pile, e anche ben congegnato, con l'espulsione automatica del disco e lo stand-by al termine della canzone per non consumare pile inutilmente.

  1. Indietro
Top