Bo Jackson, larger than life

Bo Jackson

Gli americani hanno questa espressione, "larger than life", per descrivere persone, esperienze, fatti che sono talmente straordinarie, grandi, sorprendenti, che nemmeno una vita intera, appunto, sarebbe in grado di descriverle e circoscriverle. Negli anni '80, prima di Michael Jordan e i suoi voli dalla linea del tiro libero, prima dei fuoricampo titanici di Barry Bonds, c'è stato un'atleta a cui veniva associata quasi in automatico l'espressione "larger than life": Bo Jackson. Autentico specimen atletico inimitabile, Bo Jackson è stato protagonista di imprese al limite dell'incredibile, diventando autentica icona pop grazie anche a un'azzeccata pubblicità e a un videogioco, ma non che pubblicità e videogioco esagerassero sulle sue pazzesche abilità, anzi.

Prima autentica superstar dei due maggiori sport di squadra americani, ha avuto una parabola luminosissima ma purtroppo troppo breve, altrimenti sarebbe probabilmente stato l'unico a finire nelle hall of fame della MLB e della NFL. Ma in poco più di 8 anni vissuti a grandi livelli tra il college e gli stadi del baseball e del football professionistico, Jackson ha lasciato tanti momenti indimenticabili, tanti motivi di stupore per un'intera generazione di tifosi che lo ha visto come un vero superman dello sport.

Bo e Steinbrenner

Fenomenale atleta già alle superiori, campione statale di salto triplo e salto in alto, Bo Jackson ha il primo contatto con lo sport professionistico niente di meno che con i New York Yankees: uno scout degli Yankees lo vede distruggere una recinzione per la battuta con un giro di mazza, e subito relaziona il grande boss, Steinbrenner. Ma Bo rifiuta la chiamata degli Yankees, vuole andare all'università, lo ha promesso a sua madre. E per un ragazzo dell'Alabama, la scelta è tra Auburn e Alabama. Ma mentre il mitico Bear Bryant manda a casa Jackson un suo vice e non gli garantisce un posto già al suo anno da freshman, il coach di Auburn Pat Dye fà il viaggio di persona, e promette a Bo che se lo meriterà, sarà subito in campo con i Tigers. Per il malato di competizione, la scelta è ovvia: sarà Auburn.

Bo e l'Iron bowl

Il volo di Jackson nell'iron bowl

Per un tifoso di Auburn e Alabama, niente vale quanto lo scontro diretto annuale nel cosidetto "Iron bowl": nel 1982, Auburn è reduce da nove sconfitte di fila, ma non aveva Bo. Nell'ultimo gioco della partita, con la palla sulla linea di meta, Jackson prende la via aerea per superare la linea difensiva dei Crimson tide, volando letteralmente sopra le teste degli avversari per realizzare la meta della agognata vittoria. È la sua rivincita sugli "altri", che lo avevano snobbato, non ritenendolo adeguato da subito alla loro squadra. Per altri tre anni, Jackson farà impazzire le difese delle squadre universitarie, fino a vincere l'Heisman trophy del 1985 come miglior giocatore dei college. La chiamata al numero uno del draft sembra scontata.

Un volo aereo inopportuno

In battuta a Auburn

Ma per Bo il vero amore è il baseball, e appena terminata la stagione del football, comincia a distruggere le palle lanciate dai pitcher avversari, con l'intenzione di portare Auburn alle world series dei college. Ma poco prima del draft NFL, in programma a fine aprile del 1986, per iniziare nel modo migliore il suo possibile futuro nella squadra che intende sceglierlo con il numero uno, i Tampa Bay Buccaneers, Bo accetta di visitare il centro sportivo della squadra, volando in Florida con il jet privato del proprietario dei Bucs. Jackson è convinto che i responsabili di Tampa abbiano trattato l'argomento con i dirigenti della NCAA, notoriamente stitici nel concedere privilegi ad atleti universitari, ma scopre che non era cosí: venuti a sapere del volo non autorizzato, con una decisione ridicola i capoccioni della NCAA lo dichiarano ineligibile a giocare la post season del baseball. Sentitosi tradito dai possibili futuri datori di lavoro, che secondo lui lo hanno messo di fronte a una scelta obbligata per il suo futuro, Bo li minaccia: "Non sceglietemi al draft, tanto da voi non verrò mai". A Tampa credono che la prospettiva di guadagnare milioni di dollari lo farà ricredere, ma si sbagliano: la loro chiamata al numero uno rimane inascoltata. Piuttosto, Bo giocherà a baseball.

Kansas city Royals

Con la maglia dei Royals

Al draft di giugno 1986 del baseball, Bo Jackson chiama i Kansas city Royals per comunicargli che vorrebbe giocare per la loro franchigia. A Kansas city sono scettici sulle sue reali intenzioni di non andare nella NFL, ma decidono che una chiamata al quarto giro si può ben utilizzare. Il giorno dopo il draft, Jackson firma subito per i Royals. Quando fà il primo provino per la squadra, nel cavernoso Kauffman stadium, poco adatto ai battitori, colpisce la prima palla buona e la spedisce contro il tabellone al centro dello stadio, a oltre 450 piedi. I Royals sono abbastanza svegli da capire che non avrà bisogno di passare per le leghe minori. Al suo debutto ufficiale, deposita la pallina lanciata da Steve Carlton, non proprio l'ultimo dei lanciatori, nel profondo campo sinistro, ma gli arbitri la vedono in foul. Tornato nel box di battuta, colpisce il secondo lancio in quella che per tutti gli altri giocatori sarebbe una netta eliminazione in campo destro. Lui, batte il lancio verso la prima base di due passi. Il suo primo fuoricampo è di sei giorni dopo, una bomba a centro campo misurata in 500 piedi, quasi fuori dallo stadio. Nel corso dell'anno, stupirà tutti con la sua potenza, la velocità spaventosa sulle basi e un braccio bionico con cui rimanda in diamante palle raccolte a fondo campo. Anche quando sbaglia, lo fa con spettacolare teatralità, rompendo mazze sui poderosi quadricipiti o addirittura in testa, diventando il beniamino assoluto dei tifosi, che lo vedono come un cartone animato in carne ed ossa.

LA Raiders

Con la maglia dei Raiders

C'è una persona che non crede che Bo possa rimanere fuori dal football, ed è il vulcanico presidente dei Los Angeles Raiders, Al Davis. Avuto l'assenso preliminare da Jackson, lo chiama al settimo giro del draft NFL del 1987. Ancora una volta, Bo sorprende tutti e accetta la chiamata dei Raiders. "C'è chi va a pesca e chi va a caccia, io avrò il football come hobby per il dopo stagione", dichiara Bo agli attoniti giornalisti presenti alla sua conferenza stampa. Senza preparazione specifica, termina la stagione del baseball e si presenta al camp dei Raiders. Il 30 novembre 1987, di fronte alla platea televisiva nazionale del "monday night football", inizia la partita segnando una meta di 92 yards contro i Seattle Seahawks, in un match che poi chiude con 221 yards e un'altra meta nella quale letteralmente schianta al suolo Brian Bosworth, l'odioso linebacker dei Seahawks che prima della partita aveva garantito che lo avrebbe fermato.

Tecmo bowl

Bo Jackson in Tecmo bowl

C'è qualcosa di Paul Bunyan, il mitico taglialegna della tradizione popolare americana protagonista di imprese leggendarie e spesso inverosimili, in Bo Jackson, perchè nell'era pre-internet non tutto è testimoniato di prima mano, in diretta, ma spesso solo attraverso il racconto di qualcuno che magari ha sentito da qualcun altro di un'impresa erculea di Bo. E al suo folklore, al dipinto dell'uomo invincibile, contribuisce anche un videogioco, "Tecmo bowl", in cui non si sa se volutamente o per un errore di programmazione, Jackson è davvero invincibile e immarcabile, basta selezionare un'azione di corsa e dargli la palla e bam!, i suoi pixel scappano via dai difensori, seminandoli in lunghe serpentine fino al touchdown. Nessun altro atleta avrà una controparte elettronica cosí forte, nemmeno Jordan in "NBA Jam".

Imprese da super eroe e "Bo knows"

Michael Jordan nello spot della Nike

Nel baseball è una continua fonte di "highlights", con i suoi voli spettacolari in campo esterno, i suoi fuoricampo esagerati e i lanci potenti con il suo braccio bionico. All'all star game del 1989, a "casa sua" al Kauffman stadium, è l'MVP dopo una bordata paurosa con la quale schianta fuori campo un lancio del pitcher partente della National league, poi incanta gli stadi della MLB con partite come quella di Toronto, in cui elimina il veloce Harold Reynolds con un lancio perfetto dal fondo campo, una cannonata di oltre 100 metri che arriva di volo al piatto di casa base, o come quella volta a Baltimore, in cui non riuscendo a fermarsi prima del muro, decide semplicemente di camminarci sopra come spiderman. La Nike, con Michael Jordan non ancora l'icona mondiale che sarà negli anni '90, ne ritrae la versatilità nella famosa campagna pubblicitaria "Bo knows", in cui alcuni campioni di altre discipline (tranne Gretzky..) ammettono che "Bo sà fare proprio tutto" (ma non suonare la chitarra). Il successo di vendite è roboante, e a buona ragione si può affermare che è Bo Jackson che per primo rende la Nike un "must" per i giovani.

La fine del mito

L'infortunio di Bo

Il 13 gennaio 1991 i Raiders affrontano Cincinnati nella semifinale della AFC: all'inizio del terzo periodo, Bo si produce in una delle sue famose corse da bulldozer, fermata dal linebacker dei Bengals Kevin Walker con un tackle da dietro. Con il difensore aggrappato alla gamba, Bo carica in modo innaturale tutto il peso del corpo sulla gamba sinistra. Il giocatore sente letteralmente uno schioppo: è l'anca che esce dalla sua sede e poi vi rientra. Inizialmente i medici ritengono si tratti di niente di più serio di una lussazione dell'anca, ma esami più approfonditi rivelano che la pressione che ha fatto fuoriuscire l'anca ha causato una rottura dei capillari che fanno circolare il sangue nell'area, che ha causato una condizione degenerativa delle ossa chiamata necrosi avascolare, o osteonecrosi, una condizione non operabile. L'unica soluzione è un'anca artificiale, ma con quella sarà già tanto tornare a camminare correttamente, dicono i medici.

Ma se c'è un uomo per cui l'impossibile è niente, quello è Bo Jackson: ovviamente la sua carriera NFL è finita, ma a inizio 1993, dopo una riabilitazione fisica che molti testimoni descrivono come "inumana", Bo rientra in un box di battuta, con la maglia dei Chicago White Sox. In tipico stile Jackson, il primo turno di battuta della sua seconda vita sportiva finisce con un fuoricampo. Purtroppo, il seguito non sarà all'altezza dell'inizio trionfale, Bo ha perso troppo con l'anca artificiale, e il 10 agosto 1994 Vincent Edward "Bo" Jackson annuncia il ritiro dall'attività agonistica. I numeri, asciutti e privi di sentimenti, raccontano di 2.782 yards corse e 16 touchdown nella NFL, ma con una media di yards a portata, 5.4, che se mantenuta per qualche anno lo avrebbe messo al primo posto ogni epoca nella statistica, e di 141 fuoricampo e 415 punti battuti a casa nella MLB, ma i suoi voli e la sua potenza, la sua velocità sulle basi rimangono tra i momenti più ricordati dai tifosi di baseball negli anni '80. La sua personalità, l'esuberanza di ogni suo gesto atletico ne hanno fatto veramente un personaggio "larger than life".

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