Roche, tripletta da leggenda

Roche sul traguardo di Villach

L'irlandese Stephen Roche, buon corridore ma niente di eccezionale fino all'inizio di quest'anno, scrive il suo nome a caratteri cubitali nel libro delle imprese del ciclismo, realizzando una tripletta che era riuscita solo al "cannibale" Eddie Merckx nel 1974, conquistando Giro d'Italia, Tour de France e Campionato del mondo nella stessa stagione. Al Giro, Roche vince tra le controversie: compagno di squadra dell'italiano Visentini, sarebbe vincolato da ordini di scuderia a fare il vice del vicentino, ma infischiandosene degli ordini della squadra, attacca a più riprese Visentini, che indossa la maglia rosa, e infine lo stacca, guadagnando quasi 6 minuti in una tappa di montagna in cui il vicentino è preda di un attacco di fame e di rabbia. Affrontato a muso duro da Visentini, oggetto della rabbia dei tifosi italiani e capendo di essere ormai un intruso nella propria squadra, si inventa un'alleanza trasversale con i corridori della Panasonic, capitanata dai suoi amici Robert Millar e Phil Anderson, che diventano i suoi scudieri verso l'arrivo finale di Milano. Al Tour, Roche approfitta dell'assenza di Hinault e di Lemond, vittima quest'ultimo di un grave incidente di caccia che quasi gli costa la vita, e lotta soprattutto con lo spagnolo Delgado, a cui riesce a sfilare la maglia gialla solo alla penultima tappa, una cronometro che gli consente di arrivare a Parigi con soli 39 secondi di vantaggio.

Vinte le due grandi corse a tappe, Roche riesce nell'impresa di conquistare il Campionato del mondo, lo scoglio dove si erano fermati colleghi molto più illustri, come Hinault: la Nazionale irlandese dei Mondiali di Villach, in Austria, è composta da due soli elementi: Roche e Sean Kelly, uno dei migliori "cacciatori di classiche", accreditato tra i favoriti della vigilia. Roche corre il Mondiale da buon gregario di Kelly, ma quando ha l'occasione buona, a meno di un chilometro dall'arrivo sorprende in contropiede i compagni di fuga e scappa verso l'iride: il campione uscente Moreno Argentin, che rinveniva a velocità doppia, riesce però solo a vincere lo sprint dei secondi, dietro questo irlandese dai modi molto garbati ma anche furbo e scaltro come pochi nei momenti decisivi, che lega il proprio nome a filo doppio a questo 1987 da record.

Panetta, fuga per la vittoria

La vittoria di Panetta

Si disputano a Roma i Mondiali di atletica leggera, con Carl Lewis che vince due medaglie d'oro, ma vede materializzarsi accanto una minaccia molto seria: il canadese Ben Johnson, che sui 100 metri si fà notare per la mostruosa muscolatura e l'innovativo stile di partenza dai blocchi. Nato come sprinter da distanze brevi, Johnson ha acquisito di recente anche la resistenza per reggere al ritorno di "king Carl", e all'Olimpico lo fulmina con il nuovo spettacolare record del mondo di 9 secondi e 83. Purtroppo, per quello che succederà a Seul, è tutto finto. Con il solito Sergej Bubka re del salto con l'asta e le atlete dell'Est a dominare il campo femminile (controlli antidoping, dove siete?), l'Italia esulta per le imprese del piccolo, tostissimo Francesco Panetta, che 5 giorni dopo aver colto un insperato argento nei 10.000 metri, scappa via sin dalla partenza dei 3.000 siepi: nessuno crede nella sua fuga, forse nemmeno lui, cosí quando gli altri organizzano l'inseguimento, si accorgono che è troppo tardi. Panetta trionfa con il record dei Campionati, come Maurizio Damilano che vince la 20 km di marcia. Il gigante toscano Alessandro Andrei è secondo nel lancio del peso, mentre l'elegante bulgara Stefka Kostadinova fà l'impresa tecnica di maggior pregio dei mondiali, con il nuovo record del mondo di 2,09 metri nel salto in alto.

Dopo aver perso l'America's cup in casa, Dennis Conner se la va a riprendere in Australia, e viene celebrato come un eroe nazionale quando "Stars and stripes" riporta a Newport la "Old glory". Battuti nettamente i defender australiani, 4 regate a zero, mentre stavolta non fà una bella figura la spedizione italiana, che non porta nessuno dei due consorzi presenti alle semifinali dei challenger, dove si affaccia la Nuova Zelanda.

Zurbriggen eroe svizzero a Crans

La Svizzera vince 8 delle 10 medaglie d'oro in palio nei mondiali di sci alpino di casa, a Crans Montana: ai padroni di casa sfuggono solo i titoli dello slalom maschile, vinto dal tedesco Worndl, e della combinata maschile, in cui Girardelli vince davanti a Zurbriggen, che però chiude la rassegna iridata con un altro argento, in discesa, e i titoli di gigante e SuperG (in entrambe le gare proprio davanti a Girardelli), e al termine della sua migliore stagione, vincerà anche la coppa del mondo assoluta, con 11 vittorie stagionali. L'Italia coglie una sola medaglia, il bronzo del gigante maschile, grazie a un giovane "cittadino", Alberto Tomba da Sestola, appennino bolognese. Maria Walliser fà l'accoppiata discesa - superG e a fine anno vince la coppa del mondo, Erika Hess vince slalom e combinata.

Piquet campione sulla Williams

La Williams motorizzata Honda domina il Mondiale formula 1, con Piquet che vince 5 gran premi e Mansell che ne conquista addirittura 6: ma l'inglese è più discontinuo nei risultati, e nel penultimo gran premio dell'anno, in Giappone, subisce un brutto incidente che lo costringe ad abbandonare la corsa all'iride, vinto agevolmente, per la terza volta negli anni '80, dal brasiliano Nelson Piquet. Nel mondiale rally, inizia la stagione dei "Gruppi A", macchine meno esasperate di quelle delle generazioni precedenti, e la Lancia torna ai trionfi di un tempo grazie all'azzecatissima Delta HF integrale con i colori del team Martini: il finlandese Juha Kankkunen è campione del mondo davanti a Miki Biasion, che vince a Montecarlo, e a Markku Alen: insieme, i tre piloti Lancia vincono 9 delle 13 gare iridate.

McAdoo fuoriclasse dell'Olimpia

Nel tennis, Ivan Lendl si conferma numero 1 in campo maschile, rivincendo sia a Parigi che a New York, ma perde in finale a Wimbledon, sconfitto dall'australiano Pat Cash. In campo femminile, cambio della guardia al numero uno, con la fenomenale 18enne tedesca Steffi Graf che scalza Martina Navratilova dopo averla superata nella finale del Roland Garros nella partita dell'anno, vinta 8-6 al terzo set. Nel basket, l'Olimpia Miano sponsorizzata Tracer di Dino Meneghin, Mike D'Antoni e Bob McAdoo rinverdisce i fasti delle "scarpette rosse", vincendo dopo un'attesa durata 21 anni la coppa dei campioni. Nell'atto finale, Milano supera Tel Aviv 71-69, ma per arrivare alla fase finale gli uomini di coach Dan Peterson avevano compiuto un'impresa leggendaria, rimontando la pesantissima sconfitta per 98-67 subita nell'andata dei quarti di finale a Salonicco, con un clamoroso 83-49 sul parquet amico. Superando nella finale scudetto Caserta 3 partite a zero, Milano realizza anche la doppietta campionato-coppa.

Mize imbuca il suo approccio miracoloso

Nell'edizione numero 51 dei Masters di golf ad Augusta, Greg Norman ancora una volta si squaglia sotto pressione: dopo aver mancato un putt che gli avrebbe consentito di vincere il torneo nelle 72 buche regolamentari, l'australiano è costretto ai playoff con Ballesteros e lo sconosciuto americano Larry Mize. Ballesteros si mette fuori gioco alla prima buca di spareggio, e lo stesso sembra fare Mize alla seconda, con il secondo colpo finito a oltre 40 metri dalla buca mentre Norman è agevolmente sul green. Ma al terzo colpo, l'americano si inventa il tiro della vita, imbucando direttamente, e costringendo Norman a imbucare un putt di 15 metri, che lo "squalo bianco" manca, perdendo un titolo che sembrava suo. Nick Faldo vince l'Open championship e poi insieme a Ballesteros è la forza motrice dietro la prima vittoria europea in Ryder cup sul suolo americano, 15 a 13. Il rugby organizza la sua prima coppa del mondo, in Australia e Nuova Zelanda. Nella prima partita del torneo, gli all-blacks neozelandesi, che vinceranno il titolo, umiliano con un 70-6 la nazionale italiana, ancora poco adeguata a questi palcoscenici. Il mitico fantino inglese Lester Piggott viene condannato a 3 anni di reclusione per evasione fiscale, e a seguito della condanna la regina gli ritira l'onoreficenza dell'ordine dell'Impero.

A tutto calcio

Maradona porta al titolo Napoli

Dopo aver portato l'Argentina sul tetto del mondo, Maradona riesce in un'impresa ancora più storica, portare il Napoli allo scudetto. Il campionato vive del duello tra i partenopei e l'Inter del neo allenatore Giovanni Trapattoni, che mette a segno un importante acquisto di mercato con Matteoli. Il colpo a sensazione è però quello del Milan del nuovo presidente Berlusconi, che strappa alla Juventus il giovane Donadoni, prelevandolo per ben 11 miliardi dall'Atalanta. Il Napoli corre per gran parte del campionato, ma rallenta nel finale, con 6 soli punti nelle ultime 6 giornate, ma ancora peggio fà l'Inter, che perde due trasferte sulla carta agevoli, a Ascoli alla terzultima e a Bergamo alla penultima, di fatto consegnando lo scudetto agli azzurri, e facendosi anche superare dalla Juventus per il secondo posto. Il Napoli fà poi l'accoppiata con la coppa Italia, dove supera in finale l'Atalanta, che grazie al traguardo raggiunto si qualifica addirittura per la coppa delle coppe del 1988, dove avrà un cammino a dir poco clamoroso. Capocannoniere del campionato è Virdis, mentre la Sampdoria comincia a crescere, con l'arrivo dei navigati Cerezo e Briegel in campo, e del sagace tecnico jugoslavo Boskov in panchina.

Il gol di tacco di Madjer

In Europa, finale a sorpresa ed epilogo ancora più sorprendente: il Bayern Monaco di Brehme, Matthaus e Rummenigge affronta da netto favorito il Porto di Artur Jorge, ed è in vantaggio fino a 12 minuti dalla fine quando l'algerino Rabah Madjer si inventa un clamoroso colpo di tacco con cui batte Pfaff: è "il tacco di Allah". Due minuti dopo, l'ex transfuga del campionato italiano Juary, famoso per le (poche) esultanze intorno alla bandierina quando segnava, supera ancora il portiere della nazionale belga e regala la coppa ai portoghesi. A fine anno, il Porto conquista anche la coppa intercontinentale, ancora una volta con un gol decisivo di Madjer.

La coppa delle coppe premia invece i giovani lancieri dell'Ajax, con il duo Rijkaard-Van Basten, che poi farà le fortune del Milan di Sacchi negli anni '90. La coppa Uefa finisce in Svezia, al Goteborg, che supera nella doppia finale gli scozzesi del Dundee.

Pianeta USA

Casa dolce casa

I Twins vincono le world series

Anno pieno di record nella MLB: Mike Schmidt entra nel club dei 500 fuoricampo, Don Mattingly realizza un fuoricampo in 8 partite di fila, Paul Molitor mette a segno una valida in 39 gare consecutive, accendendo per un attimo la fantasia di tutta l'America per la rincorsa al record impossibile di 56 di Di Maggio. Wade Boggs arriva a 200 valide per il quinto anno di fila, Nolan Ryan raggiunge l'incredibile numero di 4.500 strikeout, Vince Coleman ruba 109 basi e il rookie dell'anno Mark McGwire arriva a 49 fuoricampo.

Il campionato esprime dei verdetti contrastanti: nell'American league, bastano 85 vittorie ai Minnesota Twins per raggiungere le finali: nella eastern conference, oltre ai Tigers che la vincono, tre altre squadre finiscono con un record migliore, Toronto, Milwaukee e gli Yankees. Ma con la formula in vigore all'epoca, passano solo le due vincenti di conference. Ovvio che poi i Twins abbiano agevolmente la meglio sui Tigers, con Gary Gaetti, Greg Gagne e Kirby Puckett a guidare la messe di fuoricampo di Minnesota, che vince la serie 4 partite ad una. Nella National league, la serie tra St.Louis e San Francisco è tiratissima e si risolve solo in gara 7, ma la partita decisiva è la numero 6, vinta 1-0 da St.Louis che fronteggiava l'eliminazione.

Nelle World series, domina il fattore campo e per la prima volta nella storia non si gioca mai la parte bassa del nono inning, essendo la squadra di casa sempre in vantaggio e quindi non avendo la necessità di attaccare un'ultima volta. In gara 7 St.Louis è tuttavia in vantaggio fino al quinto inning, quando Gary Gaetti e Kirby Puckett riportano avanti Minnesota e consentono al lanciatore Frank Viola di ottenere la seconda vittoria personale delle Serie, e con essa il titolo di MVP. I Twins vincono il loro primo titolo da quando si erano trasferiti in Minnesota, il precedente risaleva al 1924 quando la franchigia era a Washington con il nome di Senators.

THE DRIVE

John Elway guida THE DRIVE

Le molte miserie sportive che hanno colpito la città di Cleveland hanno nomi evocativi, da "The catch" con cui Willie Mays fermò la corsa degli Indians alle World series del 1954, a "The shot" con cui Michael Jordan eliminò i Cavs dai playoffs e realizzò una pubblicità mitica, a "The decision", o secondo molti "The betrayal" dell'idolo locale Lebron James, che portò i "suoi talenti a South Beach". Ma nessuna squadra della città è stata più colpita dei Browns, forse perchè quella a cui la cittadinanza è più visceralmente attaccata, con il suo spirito da "blue collar". La squadra che arriva ai playoffs del 1987 non è però per niente "operaia", con il quarterback Bernie Kosar che accumula record con un gioco di passaggi brillante. Nei playoff divisionali, i Browns ospitano i Jets, con cui danno vita a una delle partite più lunghe della storia: "La maratona sul lago": dopo aver recuperato nei regolamentari uno svantaggio di 20-10 nei quattro minuti finali, i Browns vincono al secondo overtime, 23-20. Kosar stabilisce record di postseason a nastro, per completi, 33, passaggi tentati, 64, e di yard di passaggi, 483. Avversari dei Browns nella finale della AFC sono i Denver Broncos del giovane quarterback John Elway, reduci da una sofferta vittoria contro New England.

Nella partita che vale l'accesso al Superbowl, entrambe le squadre commettono vari errori, ma con poco più di 5 minuti sul cronometro i Browns sono avanti 20-13 e i Broncos sono sulle proprie 2 yards, a 98 yards dalla meta avversaria. Poi, succede "The drive". I passaggi di Elway fanno guadagnare terreno ai Broncos, ma poi, con meno di due minuti da giocare, il giovane quarterback subisce un sack e si trova di fronte a un terzo down e 18: ma con grande calma sotto grande stress, Elway completa un passaggio di 20 yard, e poco più di un minuto dopo, trova Mark Jackson per il touchdown che vale il pareggio. Nel supplementare, un altro drive di grande sostanza di 60 yards di Denver porta al field goal che vale la vittoria, un altro capitolo nelle storie di sconfitte di Cleveland e il primo paragrafo nel libro della leggenda di Elway.

Nella NFC, il dramma è molto minore, con i New York Giants del difensore dell'anno Lawrence Taylor e del quarterback Phil Simms che prima disintegrano San Francisco 49-3 e poi tengono a zero Washington, chiudendo 17-0 e conquistando l'accesso al Superbowl numero 21 (meglio, XXI) di Pasadena. La partita è in equilibrio nel primo tempo, che si chiude sul 10 a 9 per Denver, poi i Giants piazzano un parziale di 24-0 al rientro dagli spogliatoi e mettono la vittoria al sicuro, fino al finale di 39-20. Continua la tradizione dei Superbowl a senso unico che con poche eccezioni è stata la norma degli anni '80, mentre viene inaugurata su scala nazionale quella della "Gatorade shower" che colpisce l'allenatore della squadra vincente.

Bird-Magic: lo scontro finale

Il gancio di Magic decide le finali NBA

Hanno vinto 3 titoli a testa, 1 a 1 è il conto dei confronti diretti in Finale: le finali NBA 1987 devono indicare in modo definitivo chi è il migliore, o perlomeno il più decisivo, tra Magic Johnson e Larry Bird. I Lakers dominano a Ovest con 65 vittorie e arrivano alle Finali di volata, perdendo una sola partita nei playoffs della Western conference. Boston di partite ne vince 59 e conquista il numero 1 nel tabellone dei playoffs della Eastern: dopo aver agevolmente eliminato Chicago, però, è costretta a gara 7 sia da Milwaukee che da Detroit: gara 5 contro i Pistons passerà alla storia per il famoso recupero di Bird sulla rimessa di Isiah Thomas negli ultimi secondi, con il successivo passaggio per il canestro della vittoria a Dennis Johnson. Le finali si giocano con la formula "2-3-2", e sarà l'unica vittoria in trasferta da parte di una delle due squadre a deciderle. Con i Lakers avanti 2 a 1 nella Serie, a pochi secondi dalla fine di gara 4, al Boston Garden, i Celtics guidano 106-104. Abdul-Jabbar subisce un fallo e va in lunetta per i tiri liberi: realizza il primo, ma sbaglia il secondo. I Celtics però non controllano il rimbalzo difensivo, e concedono la rimessa ai Lakers. La palla finisce a Magic, che braccato da mezza difesa biancoverde, si inventa un gancio cielo alla Jabbar che supera i difensori e finisce a canestro. 107 a 106 Lakers, con il "baby gancio" di Magic che vince la gara decisiva della Serie, che dopo una vittoria casalinga dei Celtics si conclude con il trionfo in gara 6 per 106-93 per i gialloviola del neo MVP. Tra le note a margine della stagione, al suo primo campionato completo, Michael Jordan vince la classifica dei marcatori con 37 punti di media a partita(!!), il primo nella storia dopo Chamberlain a superare quota 3.000 in una sola stagione.

Indiana all'ultimo tiro

Il tiro di Keith Smart vince il titolo per Indiana

Nel basket, la NCAA introduce il tiro da tre punti e Indiana è una delle maggiori a beneficiarne, grazie a Steve Alford. Gli Hoosiers di Bobby Knight arrivano alle Final four, insieme a Syracuse di un giovane Jom Boeheim, UNLV di Jerry Tarkanian, "The shark" per il vizio di mordere un asciugamano nel corso della partita per lo stress, 33 vittorie e una sola sconfitta, per un punto, nella stagione regolare, e la grande sorpresa Providence, allenata dal giovanissimo Rick Pitino, che di sconfitte in stagione ne ha subite ben 8. Ma dopo aver eliminato le prime due teste di serie del proprio regional, la magia dei Friars termina nella semifinale nazionale, che si chiude con la netta vittoria di Syracuse, 77-63. Nell'altra semifinale, è lotta a tutto campo tra UNLV e Indiana, con i Runnin' rebels che hanno una partita da fine del mondo da Freddie Banks, 38 punti per lui, con 10 tiri da tre punti, in una delle prestazioni individuali più impressionanti mai viste in una Final four. Dall'altra parte non trema la mano di "mr. basketball" Steve Alford, 33 punti, e alla fine Indiana è più squadra di UNLV, che oltre a Banks ha una grande partita da Armen Gilliam, ma poi poco altro: vincono gli Hoosiers, 97-93, e regalano il terzo viaggio in finale al loro coach Bobby Knight.

Nella partita che vale il titolo, Alford ritrova la mano calda da tre punti, con 7 canestri, ma nei secondi finali è Syracuse avanti, 73-72. Dopo che il giovanissimo Derrick Coleman sbaglia un cruciale tito libero, è Indiana che però ha l'ultimo possesso, e mentre tutto il Louisiana Superdome gremito aspetta che la palla arrivi ad Alford, è Keith Smart a prendere il tiro che vale una stagione, e a realizzarlo, con un jumper da 5 metri simile a quello che rese famoso Michael Jordan nella finale del 1983. Indiana è campione nazionale, Knight centra il terzo titolo da allenatore.

Miami di nuovo campione NCAA

Tre squadre dominano i rankings del football NCAA per tutta la stagione 1987: Oklahoma, Nebraska e Miami, in quest'ordine. Oklahoma e Nebraska appartengono alla stessa conference, la Big 8, e per contratto dovranno giocare nell'Orange bowl, ed essendo questo lo stadio di Miami, il comitato organizzativo non ha problemi a invitare gli Hurricanes, squadra che non appartiene ad alcuna conference, a cimentarsi in quella partita. La finale della Big 8 serve quindi a decidere i rivali degli Hurricanes e ad eliminare una delle due migliori squadre della nazione dalla corsa per il titolo. Vince Oklahoma, 17-7, e la partita per il titolo è decisa con 3 settimane di anticipo sul finire della stagione. Gli Hurricanes di Jimmy Johnson contro i Sooners di Barry Switzer: i due erano stati insieme a Oklahoma, con Switzer capo allenatore, e anni dopo si daranno il cambio sulla panchina dei Dallas Cowboys. La partita è tra la difesa di Miami, e l'attacco di Oklahoma, e non c'è dubbio su chi ne esca vincitore: l'attacco dei Sooners, che giocano la complicatissima "wishbone offense" e che ha tenuto una media di quasi 500 yards a partita in stagione regolare, viene limitato a 255, con nessun giocatore che guadagna più di 50 yards. Steve Walsh guida invece con sicurezza il proprio attacco, e connette con la futura superstar NFL Michael Irvin: il risultato finale, 20-14, dice poco sulla reale supremazia di Miami, costretta tra l'altro da infortuni e sospensioni per droga ad alcuni giocatori a giocare con una linea offensiva completamente nuova la partita.

Altri sport

Vittoria a sorpresa a Indianapolis per Al Unser

Continua la maledizione della "triple crown" del galoppo: Alysheba vince Kentucky derby e Preakness stakes, poi fa una contro prestazione nelle decisive Belmont stakes, probabilmente perchè nello stato di New York, dove si corre la corsa, è vietato l'uso del lasix, il lassativo diventato una specie di "droga legale" in molti stati. Un anno dopo aver vinto la Daytona 500 grazie alla strategia dei rifornimenti, rimane senza carburante a tre giri dalla fine Geoff Bodine, che lascia via libera a Bill Elliott, che era partito dalla pole. Il titolo Nascar non sfugge a Dale Earnhardt. Nella formula cart, l'edizione della Indy 500 è da film, purtroppo anche con risvolti tragici. Senza macchina e sponsor a un mese dalla gara, la leggenda Al Unser trova un ingaggio in sostituzione di un pilota infortunato, su una macchina vecchia di un anno e usata fino a pochi giorni prima come auto da esposizione in una concessionaria. Mario Andretti domina la gara, poi al giro 130 Tony Bettenhausen perde la ruota anteriore destra, che per incredibile sfortuna rimbalza sul davanti della macchina di Roberto Guerrero, in quel momento secondo, che fà da rampa per il pneumatico, che supera le transenne di protezione e finisce in mezzo agli spettatori, uccidendone uno sul colpo. La gara continua anche perchè al momento le notizie sull'incidente sono poche e contraddittorie: con sole 12 macchine ancora in gara, Andretti ha oltre un giro di vantaggio su Guerrero e due su Al Unser, ma problemi meccanici fermano negli ultimi 30 giri i primi due, e Unser con la sua vecchia macchina da salone vendita riesce a centrare la quarta vittoria a Indianapolis. Il campionato viene invece vinto da Bobby Rahal.

Hogan e il gigante

Nella NHL, per il terzo anno di fila Edmonton Oilers e Philadelphia Flyers sono le due squadre che dominano la stagione regolare, e si ritrovano in finale dopo quella del 1985. Gli Oilers dell'attacco atomico di Gretzky contro l'arcigna difesa di Philadelphia guidata dal portiere dell'anno Ron Hextall: la Stanley cup è tiratissima e si decide solo in gara 7, con i Flyers subito in vantaggio, ma poi incapaci di sfruttare una situazione di doppia superiorità numerica. Messier firma il pareggio, poi Kurri, su assist di Gretzky, il sorpasso, e infine Anderson chiude i conti, per la terza vittoria in campionato di Edmonton negli anni '80. Per le sue eroiche prestazioni, Hextall vince l'MVP delle finali nonostante sia nella squadra perdente. Al Pontiac Silverdome, nel Michigan, va in scena di fronte ad oltre 93.000 spettatori l'edizione numero 3 di Wrestlemania, quella che lancia definitivamente lo sport spettacolo del wrestling. Nel main event, momento storico quando Hulk Hogan solleva e sbatte poi al tappeto Andre the giant, cementando il suo status di superstar.

Top